Hurlyburly

1998 Hurlyburly

di David Rabe

Regia di Francesca De Sapio

Teatro Anfitrione , Roma

CAST

EddieALESSANDRO VANTINI
Phil VITO VINCI
Michela LUCILLA DIAZ
DonnaLETIZIA LETZA
DarleneGRAZIA SCHIAVO
BonnieKATY MONIQUE CUOM
ArtieBRUNO DE STEPHANIS

CAST TECNICO

Scenografia ANDREA CRISANTI
Costumi ISABELLA MONTANI
Disegno Luci MARCO PONTECORVO
Traduzione e adattamento FRANCESCA DE SAPIO & TIZIANA LA TORRE
Produzione Esecutiva VITO VINCI
Aiuto Regia ALBERTO ALEMANNO
Assistenti alla Regia EGLE DORIA - SERGIO VALASTRO
FANNY LA MONICA
Direttore di Scena CLAUDIO DI BENEDETTO
Coordinatrice TecnicaROBERTA FABRIANI
Assistente ScenografoCARLO RESCIGNO
Foto di ScenaCARLO BELLINCAMPI
ScenotecnicaMASSIMO PETROLINI
Ufficio StampaCARLA FABI & BARBARA GHINFANTI

Note di Regia

Chiasso di streghe: Battute d'apertura dal Macbeth:
"When the Hurlyburly done,
When the battle's lost and won".
Baccano frastuono chiasso di streghe = Hurlyburly.
Perchè l'ho scelto:

Los Angeles, Las Vegas,
Droga, televisione,
non solo la droga in senso letterale ma il chiasso distruttivo della mente.
L'inferno della frammentazione di oggi.

"Viviamo in tempi bui" dice Eddie
L'amica Michela risponde: "è sempre stato detto sono tempi bui."
Chi dei due è più passivo e cinico sotto l'apparente positivismo razionale che professa di voler dire la "verità"?

Las Vegas viene nominata sei volte in un paragrafo di poche righe,
come un mostro da conquistare:
volgare, opulenta, stupidamente corrotta.
Difficile fingere che Las Vegas sia Riccione.
O che Los Angeles equivalga a Roma o Milano.
Ho preferito attenermi all'ambientazione originale.

L.A.Confidential, Beverly Hills, Hollywood Hills,
la televisione, il cinema.
Le immagini che abbiamo introiettato sono ormai parte dell'inconscio collettivo di tutto il mondo.
L'America è ormai dentro di noi.
Colonialismo attraverso le immagini.
Perchè adattare. Siamo schiavi di noi stessi.
La storia di buffoni disperati, anime perse.

Eddie parla a dei presentatori televisivi, alle notizie, ai programmi.
Grottesca comicità.

Scenografia:

Iper-surreale
Il surreale creato da una finestra sul mare, spezzata, Magrittiana.
Il reale, dai caratteri. L'iper-reale, dalla luce. Illuminazione dura, tagliata.
Il freddo caldo della California il deserto.
Las Vegas deserto dell'anima.
Volgare, chiassosamente sentimentale come Bonnie, la spogliarellista.

Ampia geometria armonia potenziale l'architettura della casa
il resto caos: bicchieri, bottiglie d'alcolici sparse, carte, copioni, libri,
un vocabolario, giacche appese, pop corn, mangiare malsano. Cocaina.

Colori:

Tramonti freddi, Arancio, alba, terracotta, Blu ghiccio, deserto, sabbia, azzurro. Verde foglia stilizzato. La vegetazione entra:
Ad arrampicarsi sul muro.
Una ricchezza turgida
sognata dagli uomini e persa.
Entra dalle due finestre come gli ideali di Eddie, l'innocenza di Phil.
La sprovvedutezza tenera di Donna che per uno
spinello e un letto si fa scopare da chi non ne ha bisogno.
E il selvaggio dolore, l'amicizia e fiducia tradita di Bonnie,
senza porno--rosa. Disordine nell'ordine:
La comicità nasce dalla razionalizzazione e auto
giutificazione delle più sconcertanti violenze.

Musica:

Ritmo veloce. Logorroico.
Associazioni di idee strampalate:
"C'è logica in questa pazzia." Frammentazione.
Jazz, Coltraine il dolore dell'anima stride.
Musica Country. Rusticità dei sogni Americani
che la piccola Donna si trasporta nei vagabondaggi
come una vecchia bambola dell'infanzia perduta e mai lasciata...
per lei non c'è bisogno di capire "Quello che può definirsi un mistero"

FRANCESCA DE SAPIO